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PerFormat: per un'ecologia dei rapporti sociali - Pisa (Navacchio di Cascina)

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per un'ecologia dei rapporti sociali

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Intervista alla Dottoressa Anna Emanuela Tangolo: Analisi transazionale e scelta della Specializzazione
di Redazione


Dott.ssa Anna Emanuela Tangolo
Psicologa Psicoterapeuta, direttrice di Performat.

Intervista alla Dottoressa Anna Emanuela Tangolo: Analisi transazionale e scelta della Specializzazione

1) Dottoressa, la Scuola da Lei diretta abbraccia e propone un modello formativo Analitico Transazionale: può evidenziare gli aspetti caratterizzanti del modello proposto?
In particolare, come si integrano nello stesso il modello psicodinamico e quello cognitivo comportamentale?
Il modello analitico transazionale, secondo quanto teorizzato dal suo fondatore Eric Berne (1910-1970), è un modello di terapia che nasce negli anni 50 del'900 dalla Psicoanalisi per sposare un approccio più relazionale fondato sul principio dell'okness (vedi il celebre slogan Io sono Ok, tu sei Ok), che definisce il paziente essere pensante responsabile del proprio benessere ed, in generale, del proprio destino.
Sulla base di ciò, il terapeuta ha il compito di accompagnare e aiutare il paziente a superare il blocco delle proprie capacità e di recuperare l'autonomia.
Il contratto è per eccellenza lo strumento analitico transazionale "ponte" tra il modello psicodinamico e quello cognitivo comportamentale. Grazie ad esso, infatti, paziente e terapeuta stabiliscono "mete e modi della terapia", individuano, cioè, un obiettivo condiviso e concordato del percorso di Psicoterapia.
L'obiettivo può vertere esclusivamente alla remissione dei sintomi psicopatologici (depressione, attacchi di panico, ecc.) e richiedere, perciò, un percorso di terapia focalizzato su questo aspetto della durata di circa 10 mesi/1 anno. In alternativa, o in aggiunta, la Psicoterapia può essere orientata al cambiamento del paziente nel profondo. Questo lavoro, di matrice psicodinamica, richiede un tempo di terapia più lungo del precedente.
2) All'interno del modello come viene considerata la psicopatologia e quale lo scopo della Psicoterapia?
La psicopatologia è la manifestazione di un disagio psicologico che il paziente vive internamente e/o nell'ambito delle proprie relazioni affettive e sociali. Egli non è connesso al "qui e ora" e non ricorre alla capacità insita nel proprio Adulto di far fronte ai problemi e di superarli. La realtà viene analizzata utilizzando schemi disfunzionali appresi durante l'infanzia, di conseguenza, le emozioni sperimentate incongrue o di intensità sproporzionata rispetto allo stimolo.
La Psicoterapia ha pertanto lo scopo di aiutare il paziente ad energizzare la propria parte Adulta, liberandola da contaminazioni che ne bloccano il funzionamento e, in una fase avanzata, ad analizzare ed elaborare i conflitti profondi.
3) Parlando della Psicoterapia, lei definisce le parole "come ponti". Può qui approfondire questo concetto? Nell'ambito della Psicoterapia Analitico transazionale, in che senso, in che modo e rispetto a cosa le parole sono ponti?
L'analisi transazionale è l'analisi delle transazioni, che sono gli scambi comunicativi tra le persone. Le parole sono lo strumento principe dell'attività terapeutica. Sono ponti perché sono veicoli di relazione. Attraverso le parole la persona si racconta al terapeuta e tale narrazione cambia nel tempo proprio perché, attraverso l'incontro con l'altro, si chiarisce, si ritrova.
4) La Scuola Performat forma gli allievi a lavorare nella Psicoterapia individuale e di gruppo: quali sono i principali punti di continuità e le differenze tra i due setting?
Nella prima fase la Psicoterapia ad indirizzo analitico transazionale prevede sempre un setting individuale. In questo contesto paziente e psicoterapeuta individuano il problema e stabiliscono un contratto volto alla sua risoluzione.
L'atteggiamento aperto, fiducioso e non giudicante del terapeuta favoriscono l'istaurarsi di un'alleanza terapeutica tra lui ed il cliente che nello spazio della terapia trova ascolto e sostegno.
Quando le caratteristiche personologiche del paziente lo consentono, una seconda fase della terapia è caratterizzata dal suo inserimento in un gruppo di terapia.
Da un punto di vista psicoanalitico, il gruppo diviene espressione dell'incontro con il terzo, una sosta intermedia nel passaggio dal luogo sicuro e confortevole della relazione duale al mondo esterno. Il paziente in quel contesto incontra "i fratelli" che, seppur con problemi e storie diverse, accompagneranno in senso terapeutico il suo percorso di cambiamento verso l'autonomia.
5) Nel piano didattico della Scuola particolare rilevanza viene attribuita all'analisi personale dell'allievo e alla supervisione: quali sono le funzioni e gli obiettivi di ciascuna?
Il modello analitico transazionale psicodinamico considera l'analisi del transfert e del controtransfert uno strumento fondamentale e imprescindibile del lavoro terapeutico.
Comprendere il significato del complesso sistema delle emozioni che paziente e terapeuta esperiscono nella stanza della terapia è possibile solo nel momento in cui il terapeuta ha analizzato ed elaborato i propri conflitti psichici profondi, ha compreso e analizzato gli aspetti che contraddistinguono il proprio copione, conosce e rispetta le proprie "ferite" interne. Aver sostenuto un percorso di terapia personale aiuta il terapeuta ad essere consapevole di ciò che gli succede emotivamente con quella determinata persona, in quel determinato momento, ed evita che egli proietti su di lei parti di Sé.
La supervisione, affiancata da una buona terapia, permette al terapeuta di mantenere il controllo del "timone", anche quando il mare della terapia è molto mosso. Lavorare sin dal primo anno della scuola in supervisione consente al giovane terapeuta di acquisire una forma mentis che lo aiuterà a uscire dall'isolamento della stanza di terapia per confrontarsi, mettersi in discussione, infine crescere di pari passo ai suoi pazienti.
6) Per concludere, dott.ssa Tangolo, quale suggerimento può dare a chi sta valutando di intraprendere una Scuola di Specializzazione affinché possa aiutarlo nell'orientarsi nella scelta?
Sulla base della sua lunga esperienza come didatta e supervisore, quali sono gli aspetti "guida" da tenere in considerazione per individuare e riconoscere la propria Scuola?
Una buona Scuola di Psicoterapia sin dal primo momento deve offrire ai propri allievi gli strumenti del mestiere. Strumenti che con il tempo e l'esercizio essi potranno affinare e utilizzare con efficacia.
Una buona Scuola di Psicoterapia non inserisce nel proprio programma didattico materie di carattere generale sul modello classico delle università italiane. Gli allievi, in possesso di Laurea, sono già formati sulle argomentazioni scientifiche di carattere generale.
Un buona Scuola di Psicoterapia esercita gli allievi a "pensare in senso terapeutico", garantendo un attento lavoro di supervisione dei casi che essi seguono in qualità di tirocinanti.
Una buona Scuola di Terapia insegna agli allievi un modello teorico di riferimento chiaro con una metodologia di lavoro definita. Esso sarà la mappa che il terapeuta seguirà per leggere la problematica del paziente e per individuare il percorso da intraprendere per curarlo.
Una buona Scuola di Terapia, infine, apre la mente dell'allievo (invece di chiuderla come se fosse un'ideologia) favorendo il confronto con colleghi appartenenti ad altre scuole, la partecipazione a convegni multidisciplinari, lo studio e le esperienze in ambiti differenti da quello di appartenenza.

Intervista realizzata dalla
Redazione del Centro HT


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