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Dott. Riccardo Marco Scognamiglio
Psicologo, Psicoterapeuta, Psicosomatologo, specialista in Psicologia sociale e Psicologia clinica, esperto in Psicologia della salute
e Psicologia del benessere, è socio onorario del Centro Analisi Terapeutica di Gruppo (C.A.T.G.), membro dell'International College of
Psychosomatic Medicine (ICPM) e della Society for Psychotherapy Research (SPR). È Direttore della Scuola di Psicoterapia Analitica Individuale
e di Gruppo | Nuova Clinica Nuovi Setting e Direttore della sede regionale Lombardia dell'Associazione Nazionale Dipendenze Tecnologiche
GAP, e Cyberbullismo (Di.Te.).Fondatore dell'Istituto di Psicosomatica Integrata e docente di diverse Scuole internazionali di tecniche corporee. Intervista al Dott. Riccardo Marco Scognamiglio: centralità del corpo e del gruppo nella formazione terapeutica1. Dott. Scognamiglio, potrebbe raccontarci brevemente il percorso che l'ha portata a fondare la Scuola
di Psicoterapia Nuova Clinica Nuovi Setting?
L'esigenza di fondare una nuova Scuola di Psicoterapia, inserendola tra le tante già presenti sul mercato, è nata a partire da un'analisi di
tipo psicosociale della contemporaneità. Abbiamo osservato come si manifestano oggi le nuove forme del malessere e ci siamo chiesti:
quali sono le condizioni attuali della professione clinica? A quali domande d'aiuto deve essere in grado oggi di rispondere lo Psicoterapeuta?Nello specifico, abbiamo condotto un'analisi delle tecniche terapeutiche e dei setting, cercando quali tra questi potevano essere necessari come sistemi di organizzazione mentale e relazionale per lo Psicoterapeuta di oggi. Il focus sulla contemporaneità ci ha portato a mettere in discussione i modelli forti e storici su cui solitamente si fondano le Scuole, che hanno delle impostazioni storicizzate e, spesso, anacronistiche. Per noi l'idea invece è di cambiare la formazione psicoterapeutica affinché il setting sia costruito in funzione del paziente, non del modello. Questo è lo slogan che ci ha guidato nella costituzione e costruzione della Scuola. 2. La Scuola di Psicoterapia Analitica Individuale e di Gruppo NCNS promuove un approccio innovativo e
contemporaneo alla Psicoterapia. Come descrive il modello teorico adottato dalla Scuola?
Per noi un elemento trasversale della formazione è lo studio diretto dei casi. Quando affrontiamo la storia della disciplina
psicoanalitica, lo facciamo sempre attraverso i casi degli autori storici. Ci chiediamo, ad esempio: che cosa ha visto Melanie Klein in
quel determinato paziente? Come Kohut ha cambiato le coordinate del rapporto con il Sé e con il narcisismo a partire dalla fenomenologia dei
pazienti che vedeva nel suo momento storico?All'interno della nostra Scuola tutto questo si gioca su quattro elementi fondamentali. Vi è innanzitutto un background concettuale costituito dalla matrice psicodinamico-psicoanalitica, declinata nei suoi più attuali orientamenti interpersonali e relazionali. Il secondo grande pilastro è la neurobiologia interpersonale, che ci dà un contributo essenziale nella logica dell'embodiment, quindi del pensare che non siamo fatti di sola mente o di sola psiche, ma che la psiche è sempre incarnata in un corpo. Questo ormai è un trend fondamentale a livello internazionale nella Psicoterapia ma ci rendiamo conto che, nonostante tutto, il tema del corpo risulta essere piuttosto scottante nell'ambito della formazione. Il terzo punto estremamente importante su cui si fonda la scuola è il modello gruppoanalitico nelle sue più diverse articolazioni: sistema familiare, psicodramma, comunità. La presenza centrale del gruppo nella formazione rappresenta per noi un laboratorio relazionale per eccellenza, un'esperienza che modula e trasforma la mente del terapeuta. Imparare a pensare gruppale è fondamentale per imparare anche a gestire il paziente nella relazione individuale. Negli anni '70, Foulkes insisteva molto sul concetto di relatedness, ovvero di istinto biologico-relazionale, già in sintonia con le neuroscienze affettive che studiamo oggi. Creare una mente gruppale, quindi, vuol dire consentire al terapeuta di muoversi con una grande duttilità fra tutti i tipi di setting che il paziente induce a pensare (individuale, di coppia, familiare, gruppale, psicodramma, équipe di lavoro, comunità terapeutica). Infine, c'è un quarto polo che riguarda l'analisi e le modalità di approccio alla clinica delle dipendenze tecnologiche e dei nuovi sintomi che la rivoluzione tecnologica ha prodotto, tema che non può essere ignorato dai modelli clinici che si pongono l'obiettivo di affrontare le sfide di una contemporaneità sempre più digitalizzata. 3. L'acronimo NCNS sta per "Nuova Clinica" e "Nuovi Setting". Cosa si intende esattamente con questi due
termini?
Il nome che abbiamo scelto per la nostra Scuola "Nuova Clinica, Nuovi Setting" è il naturale esito del percorso fondativo che abbiamo tracciato.
Il fatto che tutto sia cambiato da almeno 30 anni, a partire dalla rivoluzione tecnologica, è evidente. Per esempio, possiamo verificare come
l'Altro sociale sia cambiato con il cambiamento dei media, in quasi tutte le relazioni. Osserviamo fenomenologie cliniche oggi che vanno dalla
FOMO (Fear Of Missing Out) fino al ritiro sociale e che non esistevano trent'anni fa. Anche tenendo in considerazione l'evidenza di molte
ricerche a livello internazionale, si evince che la struttura della mente sta cambiando e quindi anche i modi di esprimere il malessere, le
strategie di adattamento e le difese. Da clinici, ci troviamo confrontati con una Nuova Clinica che mette in crisi i modelli forti di
Psicoterapia che utilizzano lo stesso paradigma interpretativo e lo stesso setting per qualunque paziente. A partire da questo, abbiamo voluto
subordinare i setting e il modello teorico di riferimento alla capacità del terapeuta di sintonizzarsi con le diverse modalità in cui si esprime
il malessere del paziente. Quindi, in quest'ottica in cui il focus è sul paziente, il setting viene costruito sulla base delle esigenze
soggettive della persona, portando così, potenzialmente ogni volta, alla creazione di Nuovi Setting.
4. Nel modello NCNS, il corpo assume un'importanza significativa. Quale ruolo viene attribuito al corpo
nel processo terapeutico?
Il ruolo del corpo nel processo terapeutico è un tema fondamentale per la Nuova Clinica. Se la comunicazione è un'attribuzione di senso, il
corpo deve essere uno dei suoi possibili livelli. Ogni evento critico (endogeno o esogeno) impatta sulla soggettività della persona in modo
più o meno mentalizzato. Il dolore, per esempio, non sempre è vissuto in una forma simbolizzabile e mentalizzabile, ma può manifestarsi e
ancorarsi nel corpo in stati di disregolazione del sistema nervoso autonomo fino al sintomo organico. Il trauma, per esempio, crea memorie
disfunzionali implicite che vincolano l'azione in schemi di reattività. Oggi la maggior parte della letteratura psicoterapeutica, psicodinamica
e non, allarga la visione dell'intervento clinico anche agli aspetti interpersonali, intersoggettivi e relazionali della terapia, per riuscire
a contattare un disagio corporeo, potremmo dire non ancora pensato, o, come direbbe Donnel Stern, "non formulato". Stiamo parlando delle
componenti traumatiche di un inconscio che non produce rimozioni, bensì scissioni e dissociazioni difensive. Questo è il focus della nostra
formazione in linea con l'attualità della clinica. Dal concetto di neurocezione di Porges a quello di marker somatico di Damasio fino alle
teorie dello stress, nella relazione con il paziente dobbiamo considerare tutta una serie di processi fisiologici che si dispongono al
di fuori dell'area della consapevolezza e che "parlano" in termini di schemi di azione di matrice etologica (freezing, lotta/fuga, hyper o
hypo-arousal, conflitto somato-emozionale, stato di allerta e resistenza, carico allostatico, ...). Questi pattern possono giocare un ruolo
fondamentale nella genesi del sintomo e nel processo di cura, a maggior ragione nei pazienti di oggi che presentano sempre più spesso una
disregolazione corporea che ostacola la possibilità di un dialogo e di un'espressione verbale. Per questo motivo, è necessario saper
riconoscere questi pattern e poterli modulare in Psicoterapia, acquisendo una formazione peculiare sulle logiche del corpo.
5. Quali sono i principali strumenti didattici utilizzati dalla Scuola per preparare gli studenti ad
affrontare la complessità della pratica clinica?
Il piano formativo della nostra Scuola è molto ampio e si avvale di diversi strumenti, i quali sono organizzati seguendo due versanti di
apprendimento: da una parte offriamo spazi di formazione per sviluppare e approfondire la riflessione teorica sugli autori (lezioni frontali
e seminari); dall'altra vi sono ore più interattive ed esperienziali che hanno l'obiettivo di ricostruire i link tra teoria e pratica
psicoterapeutica e, secondariamente, far crescere e consolidare il Sé del futuro Psicoterapeuta attraverso laboratori sul caso clinico,
tutoring del Sé del terapeuta, supervisioni di gruppo. Oltre lo studio dei modelli teorici, la nostra Scuola pone molta enfasi sul lavoro
che il terapeuta fa su di sé grazie alle supervisioni cliniche e al percorso analitico personale. Se le ricerche internazionali
mettono in luce l'importanza del rapporto tra terapeuta e paziente, per rendere questa relazione veramente trasformativa non basta imparare
un modello: il terapeuta deve saper mettere in gioco anche la propria personalità per ricostruire quel legame affettivo-relazionale
di cui i pazienti di oggi hanno sempre più bisogno.
Intervista realizzata dalla Redazione del Centro HT Nuova Clinica Nuovi Setting: Scuola di Psicoterapia Analitica Individuale e di Gruppo Milano: Viale F. Restelli, 3 - cell 351.9922953 www.nuovaclinica.it |