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IDIPSI: Istituto di Psicoterapia Sistemica Integrata - Parma

IDIPSI
Istituto di Psicoterapia Sistemica Integrata

DIREZIONE
Parma: Str. dei Mercati, 16/A - 0521.673144 - 333.6077941
Siracusa: Viale Teracati, 94 - 339.4944819
www.idipsi.it

Psicoterapia Sistemica Integrata: Integrare e Connettere
di M. Moroni, A. Restori, F. Sbattella


Il modello sistemico IDIPSI tra persona e territorio

Mirco Moroni, Direttore Scientifico IDIPSI; Antonio Restori, Direttore Didattico; Fabio Sbattella, Didatta


Sommario
In questo scritto ci proponiamo di evidenziare le premesse epistemologiche e di metodo scientifico attraverso cui abbiamo cercato, in questi ultimi anni, di organizzare i nostri "sestanti", le nostre teorie, le nostre tecniche, il nostro mestiere di psicoterapeuti, consapevoli che grazie all'incontro con altri clinici e altre epistemologie abbiamo conosciuto, esplorato e scoperto nuovi mondi.
I concetti di Sistema e Mente batesoniana sono le basi del paradigma dell'Istituto di Psicoterapia Sistemica Integrata, ma in questa mappa di orientamento siamo collocati all'interno di un tutto che e' in relazione con ogni singolo pezzo del sistema; la sfida e' essere esteticamente connessi con ogni singola visione del mondo e quindi sensibili alla struttura che integra ogni forma di conoscenza.
Storia delle prime tappe
Nel dicembre 2006 un gruppo di psicologi parmensi, guidati da Mirco Moroni e Antonio Restori, accomunati da una lunga esperienza clinica, dalla passione per la salute mentale, da spirito di ricerca, dall'amore per la formazione e dalla collaborazione disincantata all'interno delle macchine organizzative complesse dei servizi socio sanitari, hanno deciso di dare avvio a un originale progetto formativo rivolto a una nuova generazione di psicoterapeuti sensibile ai temi della complessita' dei sistemi umani, alla posizione di consapevolezza nella relazione terapeutica, e alle teorie batesoniane di Mente e Natura (Bateson G., 1984).
Il gruppo condivide un'importante esperienza nel mondo della clinica, fatta di continue attivazioni nei contesti sanitari piu' disparati, ed una costante posizione di ricerca di modelli di cura credibili, efficaci, e quindi anche "trasmissibili" e praticabili in contesti differenti.
Le scelte di cornici epistemologiche appropriate hanno esitato nel tempo in esperienze cliniche positive, utili alla crescita di competenza professionale nei servizi socio sanitari.
La creazione del gruppo di formazione parmense e' stata una germinazione naturale, agita da una forza contestuale, necessita' fisiologica emergente da una posizione di consapevolezza di quanto fosse ormai inevitabile avviare un efficace percorso di valorizzazione delle potenzialita' umane di numerosi giovani psicologi e medici che iniziavano ad affacciarsi al mondo della clinica, pena la perdita di un know-how che negli anni aveva prodotto importanti percorsi terapeutici nel Servizio Sanitario Nazionale, e in particolare nelle terre emiliane; percorsi trattamentali praticati da psicoterapeuti che hanno raccolto buone conferme del potenziale terapeutico generato dalle idee batesoniane.
Idee orientate al cambiamento, alla complessita', alla fiducia della forza intrinseca dei sistemi viventi.
Potenziale terapeutico ben concretizzato in strategie di intervento e atteggiamenti profondi quali l'irriverenza e la curiosita' estetica di Cecchin (Cecchin G., 1993), e poi ancora l'agire etico di Varela (Varela F., 1992), ed altri maestri di cui parleremo nei prossimi paragrafi.
Da sempre si ritiene la nostra regione un punto di eccellenza nell'area della sanita' pubblica, e in controtendenza circa le risorse messe a disposizione delle aziende sanitarie e ospedaliere per avviare percorsi di cura efficaci e usufruibili da parte di tutti i cittadini.
Il Servizio di Consulenza e Terapia familiare dell'Asl di Parma co-diretto da Antonio Restori e da Alessia Ravasini, e' una testimonianza di questa sensibilita' istituzionale, attraverso le numerose attivita' terapeutiche e formative che sviluppa sul territorio emiliano.
Nel Novembre 2004, il Servizio di Terapia Familiare ha organizzato il primo Congresso nazionale sulla Terapia Familiare nei SerT; e' stato un evento formativo storico: i Servizi per le famiglie provenienti da tutto il paese si sono incontrati a Parma per raccontarsi le loro esperienze di lavoro, risultando un'importante occasione di crescita del modello sistemico nei servizi pubblici emiliani; altri seminari e congressi si sono succeduti di anno in anno, e contemporaneamente e' cresciuta la consapevolezza dell'efficacia di un modello sistemico capace di integrare aree disciplinari e paradigmi clinici differenti.
Il congresso del Giugno 2009, dal titolo "Famiglie in-testa", ha rappresentato la svolta formativa per il consolidarsi di una clinica sistemica che puo' essere testimoniata da un video-schedario di terapie che attualmente consta di oltre 4.000 tapes, su cui il Servizio organizza svariate ricerche attorno al modello sistemico integrato.
Dagli inizi degli anni 2000 hanno fatto parte del team del Servizio di Terapia Familiare molti dei didatti di IDIPSI (Gabriele Moi, Barbara Branchi, Valentina Nucera, Monica Premoli), e nel tempo hanno poi sviluppato, in diversi altri servizi, esperienze cliniche capaci di contaminarsi con il modello sistemico integrato; tra questi occorre citare l'attivita' di prevenzione in ambito scolastico con il progetto "Prove di Volo" e il progetto "Quadrifoglio", l'attivazione del Polo Clinico IDIPSI, con l'attivita' di Counselling familiare per il Centro per le Famiglie del Comune di Parma.
E' stato un percorso di interconnessione agito con misura rispetto per le diverse epistemologie, capace di valorizzare le potenzialita' dei professionisti presenti sul territorio e le diverse discipline professionali; ed e' grazie alla sensibilita' di Direttori di Dipartimento aziendali come Mirco Moroni (poi diventato Direttore scientifico IDIPSI), Pietro Pellegrini, Franco Giubilini, Romano Superchi, Paolo Volta, che il lavoro con le famiglie ha avuto modo di avviarsi nel servizio pubblico e diventare un'eccellenza nel territorio.
La nascita dell'Istituto di Psicoterapia Sistemico Integrato era un atto dovuto, indispensabile punto di riferimento per la formazione clinica, capace di trasmettere le buone pratiche cliniche ampiamente sperimentate, attraverso una formazione puntuale ed efficace.
Ma per una formazione che fosse in grado di centrare questo tipo di obiettivi, era indispensabile affiancare le competenze della clinica sperimentate a Parma, con professionisti operanti in Servizi di altre realta' territoriali, come Alberto Cortesi, Gianfranco Bruschi, Paola Ravasenga.
E ancora, affinche' si potesse avviare una vera e propria apertura del mondo della clinica in ambito socio-sanitario a contesti di cura informali non "canonici", e' stata di fondamentale importanza l'entrata nello staff didattico di Fabio Sbattella, a partire dalla stessa fondazione di IDIPSI, accademico di fondamentale importanza e garanzia di rigore scientifico per l'attivita' ricerca avviata nell'Istituto.
La sfida ora e' sviluppare modelli di cura in grado di sostenere una politica sanitaria che da alcuni anni si e' vista trasformare da Welfare State in Welfare Community, con istituzioni che devono pensare a percorsi di cura capaci di restituire alla cittadinanza competenze e responsabilita'.
Integrare e connettere in un pluri-verso di linguaggi
La cultura contemporanea ha superato diversi miti che ipotizzavano la possibilita' di mantenere unita' tra le genti attraverso il mito del modello unico; difficile credere nella possibilita' di costruire un sapere condiviso basato su una verita' unica e immutabile; impossibile imporre modelli valorali, stili di vita, linguaggi e comportamenti standardizzati a una massa di persone immensa e in continuo cambiamento.
La societa' contemporanea si trova cosi' a essere quotidianamente attraversata dall'incontro di una pluralita' di linguaggi, modelli e valori, stili di vita e concezioni del mondo; esse influenzano il benessere e il malessere dei singoli, creando nuove psicopatologie e cancellandone altre.
In generale, tuttavia, in un modo globalizzato e iperconnesso si diffondono strutture psichiche, organizzative e conoscitive "liquide", cangianti, polimorfe, ibride.
Per alcuni aspetti, si rinnova il "rischio Babele", cioe' il pericolo dell'incomprensione globalizzata, che porta all'impossibilita' di costruire progetti comuni.
Vi e' comunque oggi sempre piu' consapevolezza della possibilita' di assumere diversi punti di vista sulla stessa realta', costruendo epistemologie, culture e strategie di adattamento evolutivo diverse.
La necessita' di costruire intersoggettivita' e comunicare con gli elementi piu' significativi per l'adattamento umano (le altre persone) ripropone tuttavia la sfida dell'incontro tra differenze.
Come poter convivere con e tra molte differenze?
Permangono ovviamente tentativi di vecchio stile, che propongono la ricostruzione di un'unita' culturale attraverso logiche egemoniche, tramite la predominanza economica, l'uniformita' tecnologica, l'imposizione di standard fissati da alcune élite "illuminate".
Il modello ordinatore proprio di tutti i totalitarismi ha dimostrato tuttavia in passato i propri limiti e le proprie capacita' di generare violenza e follia.
In ottica psico-sociale, i fenomeni che osserviamo a livello macro strutturale debbono essere considerati rilevanti per i livelli di organizzazione micro sociale e psicologico.
Dal punto di vista dei piccoli gruppi umani e dei singoli, infatti, la sfida dell'adattamento evolutivo si traduce nella domanda: come adattarsi in un ambiente socio-culturale cosi' cangiante e polimorfo?
Le ricerche mostrano l'emergere di nuove strategie e abilita' cognitive: "I nativi digitali" (Ferri P., 2011) sono in grado di gestire processi "multitasking" e di organizzare e strutturare "personalita' plurime" (Dogana F., 2000).
Sebbene in buona parte cio' sia apprezzabile come esempio della meravigliosa capacita' adattativa della specie umana, a livello della mente (individuale e di gruppo) rimangono alcune domande: come ridurre il rischio della comparsa di fenomeni di frantumazione, schizo-genesi, polverizzazione delle menti?
Come costruire livelli sufficienti d'integrazione?
Come equilibrare la necessita' di vincoli (corporei, relazionali, cognitivi, identitari etc.) e la necessita' di gradi ampi di liberta'?
Tra le varie proposte avanzate negli ultimi anni, particolarmente fertile ci e' parso il modello connessionista di matrice sistemica, come capace di generare buone strategie di salute mentale.
Esso ben si colloca in questo contesto psico-sociale, poiche' riconosce la complessita' del reale e la capacita' quotidiana di strutturare "nodi" e "reti" a diversi livelli (neurologico, semantico, affettivo, relazionale, organizzativo...).
Il modello IDIPSI nasce dunque da un confronto serrato con le sfide poste dalla cultura e dalla societa' contemporanea, dalla clinica e dalle nuove e caleidoscopiche forme di disagio esistenziale, relazionale e psichico.
Il gruppo di psicoterapia, ricerca e formazione dell'Istituto di Psicoterapia Sistemica Integrata nasce dal gruppo dei clinici menzionati nelle premesse, lo stesso gruppo che nel 2007, al fine di condividere il pensiero sistemico con altri paradigmi epistemologici, fondo' "Coinetica" un'Associazione Culturale.
Coinetica e' parola greca composta (coine', dialectos) che significa "linguaggio condiviso", utilizzata in epoca ellenistica per nominare il percorso che i greci seguirono per connettere i loro diversi linguaggi.
Nella metafora linguistica si puo' riconoscere il progetto che sostiene questo approccio: il "rischio Babele" si argina attraverso la preparazione di persone (attori sociali) solide, integrate e qualificate, che fungono da aggregatori, tessitori, catalizzatori di relazioni e progetti; persone in grado di connettere i singoli, i contesti e i servizi tra loro, ma anche, a livello individuale, sappiano integrare memorie e speranze, idee ed emozioni, realta' e desideri, immaginazioni e azioni concrete.
La nostra proposta formativa si realizza attraverso un percorso di integrazione personale e di gruppo, nel quale sperimentare direttamente le strategie integrative connessioniste e trasformarle in strumenti.
Tra queste strategie, un ruolo chiave giocano le emozioni, considerate come crocevia strategico tra equilibrio mentale e corporeita', adattamento e comunicazione, pensiero e relazione interpersonale.
Cosa significa esattamente il termine "strategie integrative"?
"Integrare" non significa unire, ne' omologare, ne' giustapporre; significa invece completare (dal latino integrum, completo), individuando complementarieta' e completamenti (interdipendenze reciproche).
La ricerca di elementi integrativi comporta la consapevolezza della propria, infinita incompletezza e nello stesso tempo l'assimilazione di ogni realta' incontrata in un'ottica di completamento del proprio progetto, identita', equilibrio.
Per antitesi, le strategie integrative possono essere contrapposte a quelle che, nell'incontro della differenza, propongono equilibri adattativi basati su compromessi, "inciuci", con-fusioni.
Il rispetto delle differenze e' punto di partenza dell'approccio sistemico integrato.
Sfondo teorico di questo modello e' l'olismo batesioniano (Bateson G., 1976) che propone una visione ecologia delle individualita' differenziate.
Negli ultimi decenni di storia delle scienze umane abbiamo visto contrapporsi la visione oggettuale comportamentista a quella fenomenologica, sensibile alla percezione soggettiva, il pleroma alla creatura, il corpo e la mente, come se potesse esistere l'oggetto senza un soggetto, e senza che tra essi vi fossero relazioni sensibili.
Morin ci ricorda la loro stretta complementarieta' e la necessita' di connessione "in una dialogica eco-evoluzionistica che si riassume nella trinita generativa di ordine, disordine e organizzazione" (Morin E., 1983).
Il processo di integrazione avviene per abduzione
Quando si maneggia la teoria dei sistemi, si e' generalmente spinti ad assumere posizioni di distacco, come se i fatti, l'oggettivita', la scienza fossero speculazioni gnostiche che allontanano da una sacra unita'.
Se osserviamo bene, i salti di livello nell'apprendimento, nella conoscenza, nell'epistemologia, l'homo sistemicus li ha raggiunti quando il pensiero debole, relativista, costruzionista, post-moderno, si e' avvicinato alla Scientia Magna; pensiamo all'incontro con la biologia di Maturana e Varela, e all'elaborazione dei sistemi autopoietici; e ancora alla fisica di Prigogine (Prigogine, 1981) con le strutture dissipative e l'apprendimento per salti discontinui.
Allo stesso modo il pensiero forte ha potuto generare, dall'incontro con la teoria generale dei sistemi e dall'incontro con le scienze soft, importanti rinnovamenti a partire dalla migrazione e ripensamento di territori gia' esplorati verso nuove possibilita' di conoscenza; cio' sta a dimostrare che questa "perdita della certezza" delle scienze hard non puo' in alcun modo essere vista come "la fine della scienza", ma come la capacita' interna della scienza di rinnovarsi.
Oggi esiste tutta una serie di ricerche basate sul crossing-interdisciplinare, dalla fisica dei sistemi collettivi alle scienze cognitive (Zbilut J.P., 2004; Gerovitch S., 2002), che ci suggeriscono di abbandonare la visione di un confine rigido tra scienze "forti" e "deboli" e accettare piuttosto una gradazione di complessita' che attraversa l'intero sapere e che consiste nel mutuo scambio di strumenti, metodi e concetti e soprattutto in una maggiore consapevolezza critica del ruolo dell'osservatore, "creatore di modelli"; cio' ci riporta a riflettere su come noi conosciamo il mondo in cui viviamo e a ripensare alla complessita' immanente alle nostre funzioni cognitive, attraverso cui mappiamo la realta'.
Seguire il paradigma sistemico come lente epistemologica non significa relegare la visione lineare a un livello di conoscenza inferiore; la conoscenza la costruiamo nel momento in cui abbiamo tracciato una distinzione, cosa alquanto inevitabile nel nostro incedere esistenziale.
Partendo dal contesto in cui siamo in relazione costruiamo oggetti, con essi ci relazioniamo e attraverso essi cambiamo la nostra conoscenza del mondo.
La visione sistemica ci aiuta a comprendere quanto siamo in relazione con il mondo e ci aiuta a osservare il lavoro mentale di oggettivazione.
Il processo conoscitivo umano e i processi naturali sono connessi tra loro; gli uomini pero' non studiano la natura nel suo insieme, ma la spezzettano in archi di conoscenza.
Bateson non era interessato allo studio dei vari tipi di descrizione come fenomeni a se' nell'universo della comunicazione umana; egli cercava piuttosto la "struttura che connette" i saperi; e cio' che lo interessava maggiormente era come ogni descrizione fosse distante dall'oggetto descritto: «La mappa non e' mai il territorio, ma talvolta e' utile discutere in che modo essa differisca dall'ipotetico territorio», (Bateson, "VEM", 1976, pag. 241).
L'ambiente nella sua globalita' e i fenomeni nella loro specificita' sono oggetto di mappatura e segmentazione da parte delle nostre percezioni e poi, semanticamente, a loro forniamo una pertinenza, un segno-significante.
La capacita' umana di "astrarre modelli", vale a dire di riconoscere analogie tra fenomeni differenti - per esempio tra le braccia dell'uomo e le "tenaglie" di un granchio, tra gli uomini e l'erba - Bateson la chiama abduzione; le nostre astrazioni avvengono per abduzione (Bateson G. 1984).
L'approccio sistemico, che si pone in una posizione di integrazione di conoscenze, si muove attraverso il processo abduttivo.
L'abduzione e' l'inferenza che muove da un dato sensibile nuovo e che conduce a un altro possibile; e non importa se la conclusione di un'abduzione risulti errata o inadeguata, perche' essa e' la proposta, temporanea e bisognosa di verifica, di una delle alternative possibili.
L'abduzione e' per definizione una conoscenza nuova e avventurosa.
Quando concerne decisioni vitali, comporta la responsabilita' della scelta.
Se il processo induttivo propone una teoria, l'abduzione la anticipa e la prevede.
L'induzione e' sintesi che mette insieme dati della realta', l'abduzione e' l'elaborazione delle ipotesi in grado di vedere attraverso il dato fenomenico, fino a trovare ancor prima di cercare.
L'abduzione e' l'inferenza che apre lo spazio all'invenzione.
Potremmo cosi' dire che il linguaggio dell'approccio sistemico integrato si manifesta come una sorta di deuteroapprendimento abduttivo.
Il processo abduttivo emerge quando conoscendo 1, osservando 3, possiamo inferire 2.
Una visione lineare della realta' procede invece da una conoscenza 1 che osserva 2 e inferisce 3, dove 1 sta in relazione contestuale e di tipo logico con 2, diversamente dalla relazione assente, o quanto meno non vista, e di tipo logico tra 1 e 3 del processo abduttivo.
L'accostamento dell'approccio sistemico circolare, o a spirale, all'epistemologia lineare scientifica puo' generare, in una logica fuzzy (Koscko B., 2000), quelle intuizioni abduttive che hanno permesso ad entrambi i paradigmi di coevolvere illuminando archi di circonferenze mai conosciuti.
Il risultato di questa abduzione inventiva sono nuove sperimentazioni sensoriali, nuove categorie scientifiche, nuove teorie filosofiche, nuove relazioni nel mondo fisico.
Potremmo dire piu' in generale nuovi contenuti della conoscenza.
La scienza, la tecnologia e l'arte sono i campi in cui tale abduzione ha prodotto i suoi effetti piu' importanti; pensate all'atomo di Bohr, che nella rappresentazione di Rutherford assomiglia al sistema solare (Petruccioli S., 1989); all'intervallo spazio-temporale di Einstein, alla tonalita' di blu trovata dal Beato Angelico assortendo nuove soluzioni di pigmenti, ma anche costruzioni immaginarie come il Robot di Isaac Asimov.
Come dire che la visione abduttiva individua in tutti questi casi delle possibilita', degli assenti possibili, ma resi necessari dal desiderio dell'uomo della conoscenza che esplora in continuazione le pieghe della realta' e della materia.
La metafora, sintassi del processo abduttivo
Quindi per comprendere davvero forme e processi del mondo biologico, integrando i saperi del pensiero forte all'interno del paradigma sistemico, dobbiamo procedere per "abduzione", vale a dire attraverso il procedimento analogico proprio delle metafore: se gli uomini sono mortali e l'erba e' mortale, "gli uomini sono erba", recita il sillogismo "alla Bateson" (Bateson G., 1976).
Se notate il sillogismo segue esattamente la regola del processo abduttivo: 1 (gli uomini sono mortali)
3 (l'erba e' mortale) 2 (gli uomini sono erba).
Per Bateson tutto cio' che riguarda i processi mentali ha fondamento nella natura biologica (creatura) e solo attraverso il linguaggio del sogno, dell'arte, del gioco, possiamo entrare in relazione e tutti questi linguaggi si articolano attraverso la metafora, sintassi del processo abduttivo.
Le metafore sono costruite facendo riferimento a un concetto con lo scopo di descriverne un altro.
Questo per dire che una metafora funziona finche' siamo in grado di trasferire una o piu' caratteristiche tipiche della prima cosa, alla seconda, alla quale non sono di solito attribuite.
Prendiamo per esempio la metafora dell'orchestra: un gruppo di strumenti differenziati, in azione, capaci di generare complesse armonie dialogando anche attraverso imitazioni, riprese, soliloqui, contrasti e contrappunti; l'integrazione dei suoni genera armonie, melodie che hanno a che vedere con risonanze estetiche non riconducibili a una logica lineare, ma rispondente ad una tessitura complessa di differenze, che si rincorrono a partire dai dati sensibili del mondo della natura.
Questo e' il campo della conoscenza estetica "metaforica", nel senso attribuito a questo termine da Gregory Bateson, in quanto fondata sulle somiglianze e differenze.
La metafora infatti, comprende tutti i processi di conoscenza e di comunicazione che dipendono da asserzioni o ingiunzioni di somiglianza, comprese l'omologia, l'empatia e l'abduzione (cfr. la voce "metafora" del glossario in Bateson M.C., 1987, trad. it. 1989, pag. 315).
Tutti i processi "metaforici" (in senso batesoniano) relativi alla mente individuale sono fondati sull'uso dell'ecologia delle idee interna come modello analogico, cioe' sulla sensibilita' estetica.
Il modello sistemico integrato si caratterizza anche per una precisa consapevolezza etica: tra le infinite connessioni possibili, chi lavora nell'ambito delle relazioni di aiuto si assume la responsabilita' di facilitarne alcune piu' di altre, sapendo che ogni connessione integrativa e' comunque e sempre frutto di una scelta relata ad un sacro multi verso in tangere, non toccato.
La nostra "liquida" e inafferrabile quotidianita' appare attraversata da una crescente incertezza.
Gli straordinari progressi delle scienze non hanno dato vita a un potente arsenale di mezzi capaci di acquietare le nostre profonde ansie da incertezza, ma a un ambiente naturale e sociale misteriosamente e spesso minacciosamente incerto e imprevedibile.
Nel suo cammino di esplorazione nelle diverse discipline scientifiche, come la biologia, le neuroscienze, e altre ancora, l'approccio sistemico ha potuto scambiare informazioni che le hanno permesso di rinnovarsi, modificarsi, ridefinirsi; incontrandosi con altre discipline, e integrandosi attraverso processi di apprendimento abduttivi e l'uso sintattico della metafora, sono emerse nuove metafore, narrazioni capaci di legare il nostro sistema di premesse, la nostra storia depositata nel nostro quadro epistemologico di riferimento e l'apprendimento di nuove teorie, narrazioni, nuove identita', che a loro volta potranno essere viste.

Bibliografia essenziale IDIPSI
  • Bateson G., "Verso un'ecologia della mente", Adelphi, Milano, 1976
  • Bateson G., "Mente e natura", Adelphi, Milano, 1984
  • Bateson M.C., "Dove gli angeli esitano", Adelphi, Milano, 1989
  • Bertalanffy L. Von, "Teoria generale dei sistemi", ISEDI, Milano, 1971
  • Bocchi G., Ceruti M., "La sfida della complessita'", Feltrinelli, Milano, 1985
  • Boscolo L., Bertrando P., "I tempi del tempo. Una nuova prospettiva per la consulenza e la terapia sistemica", Boringhieri, Torino, 1993
  • Casadio L., "Tra Bateson e Bion. Alle radici del pensiero relazionale", ed. Antigone, Torino, 2010
  • Cecchin G., Lane G., Ray W.A., "Irriverenza. Una strategia per la sopravvivenza del terapeuta", Franco Angeli, Milano, 1993
  • Cecchin G., Lane G., Ray W.A., "Verita' e pregiudizi. Un approccio sistemico alla psicoterapia", Raffaello Cortina, Milano, 1997
  • Cecchin G., Apolloni T., "Idee perfette. Hybris delle prigioni della mente?", Franco Angeli, Milano, 2003
  • Ceruti M., "Il vincolo e la possibilita'", Feltrinelli, Milano, 1992
  • Ceruti M., "La danza che crea", Feltrinelli, Milano, 1989
  • Dogana F., "Le piccole fonti dell'Io", Giunti Editore, Firenze, 2000
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  • Varela F., Un know-how per l'etica, "Lezioni italiane", Laterza, Roma, 1992
  • Varela F., Thompson E., "La via di mezzo della conoscenza", Feltrinelli, Milano, 1992
  • Von Foerster H., Cibernetica ed epistemologia: storia e prospettive, in Bocchi G., Ceruti M., "La sfida della complessita'", Feltrinelli, Milano, 1985
  • Von Foerster H., "Sistemi che osservano", Astrolabio, Roma, 1987
  • Watzlawick P., "La realta' della realta'", Astrolabio, Roma, 1976
  • Watzlawick P. (a cura di), "La realta' inventata", Feltrinelli, Milano, 1988
  • Zbilut J.P., Unstable Singularities and Randomness.Their Importance in the Complexity of Physical, "Biological and Social Sciences", Elsevier, 2004
  • Wiener N., "La cibernetica", Il Saggiatore, Milano, 1968
  • White M., "La terapia come narrazione. Proposte cliniche", Astrolabio, Roma, 1992

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