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Intervista al Dott. Mirco Bruno Carotti: Analisi immaginativa e integrazione psicoanalitico-cognitiva-sistemica
di Redazione


Dott. Mirco Bruno Carotti
Psicologo-Psicoterapeuta, Direttore dell'Istituto di Analisi Immaginativa - Scuola IAI.

Intervista al Dott. Mirco Bruno Carotti: Analisi immaginativa e integrazione psicoanalitico-cognitiva-sistemica

1) La Scuola IAI da lei Diretta ha una lunga storia, in che modo il modello formativo si è evoluto e caratterizzato nei quasi 40 anni di attività?
La Scuola è nata nel 1979, anno in cui la Psicologia era approdata da poco in Italia. Sulla spinta di persone attente e preparate sull'argomento si è inteso creare un luogo di incontro per professionisti della mente che riuscissero ad aggregare intenti e strumenti utili alla pratica della Psicoterapia. Una specie di "brainstorming" con lo scopo di creare un paradigma psicoanalitico nuovo e trasmissibile. Partendo dal modello freudiano ci si è proposti di adeguare la tecnica ai cambiamenti osservati nella società, che si stava evolvendo in continuazione. In questo contesto le esigenze dei pazienti si sono andate via via modificando e con esse le metodologie di intervento psicologico valutabili.
In questi 40 anni il modello formativo si è caratterizzato quindi, rispetto alla Psicanalisi classica, per un approccio più focalizzato sull'individualità del paziente e per un'apertura nei confronti di strumenti e tecniche che pur appartenenti ad altre correnti di pensiero della Psicologia potessero ritenersi efficaci e maggiormente misurabili. In sostanza, si è pensato che è la teoria che deve seguire la richiesta del paziente e non viceversa.
2) La Scuola propone un modello ad approccio integrato, sia negli aspetti della teoria che della pratica clinica, può chiarire in cosa consiste l'integrazione?
La nostra proposta di formazione prevede l'acquisizione e la sperimentazione di diversi strumenti che siano risultati storicamente e scientificamente efficaci nella terapia di specifiche patologie. L'integrazione di questi strumenti ha lo scopo di proporre un percorso psicoterapeutico che non segua un'unica linea predefinita, ma che sia in grado di adattarsi alle esigenze di ogni singolo paziente, ricorrendo di volta in volta alle tecniche più adeguate.
Nella Scuola, in quest'ottica, integriamo tecniche cognitivo-comportamentali per l'anamnesi del caso e il trattamento dei sintomi, con tecniche sistemiche per la Psicoterapia di coppia o familiare; tecniche di Counseling e Coaching per obiettivi precisi e a breve termine e tecniche psicoanalitiche per un lavoro più profondo relativo alla personalità e alla ricerca di una sintonia esistenziale.
Imparare ad integrare è indispensabile poiché non esiste una ricetta universale adattabile ad ogni singolo caso.
3) Nella Psicoterapia immaginativa, cosa significa lavorare sulle immagini e con le immagini?
L'immaginario mentale è lo strumento più potente a disposizione dell'essere umano: il pensiero non può generarsi senza immaginazione e l'immaginazione ha la funzione di fare da ponte tra il pensiero e l'azione. Solo ciò che riusciamo a immaginare si può realizzare. La Psicoterapia immaginativa propone un percorso che parte dalla visualizzazione mentale di immagini guidate fino ad arrivare alla libera espressione di ciò che emerge dalla visione soggettiva di ogni paziente. Per concretizzare questo obiettivo, le risorse che mettiamo a disposizione dei nostri allievi sono molteplici e spaziano dall'acquisizione di tecniche che non prevedono l'esplorazione dell'inconscio, come il training autogeno, all'acquisizione di tecniche in cui l'inconscio diventa il punto focale, come nei percorsi di analisi immaginativa.
Come detto, il percorso non viene prestabilito bensì adattato all'unicità che ogni persona possiede e pertanto anche la durata della terapia è molto variabile. Abbiamo molti casi che si sono risolti in pochi incontri e pertanto riteniamo l'uso delle immagini anche come un modello di Psicoterapia breve, pur ritenendo fondamentale il rispetto delle tempistiche di risposta del paziente e non ponendo limiti temporali alla terapia.
4) In base alla sua esperienza clinica, qual è "la domanda di cura" che va emergendo?
Negli ultimi anni ho avuto la possibilità di valutare le richieste dei pazienti su ampia scala e non soltanto in base all'esperienza personale da psicoterapeuta.
Come direttore della Scuola, infatti, ho fondato nel 2006 la cooperativa onlus I.A.I. (Istituto di Analisi Immaginativa), accreditata alla ATS (ex ASL) di Cremona, che permette ad allievi ed ex allievi della nostra Scuola di praticare Psicoterapia con pazienti inviati principalmente dal medico di base. Questo accreditamento ci permette di fornire agli allievi anche una sede di tirocinio in cui possano essere, da subito, visionati casi concreti di Psicologia clinica.
In base ai riscontri provenienti da questa realtà, è emerso che negli ultimi anni si è affievolita la richiesta esplicita di valutazione della personalità o di ricerca di conoscenza del sé mentre nella maggioranza dei casi l'utenza richiede interventi brevi e focalizzati su sintomi che il medico di base non riesce a curare farmacologicamente e spesso neppure a spiegare al paziente.
Di frequente, tuttavia, la sperimentazione della terapia porta il paziente a voler approfondire le cause del proprio sintomo al di là della sua scomparsa e gli incontri, in diversi casi, continuano anche dopo la soddisfazione della richiesta iniziale. L'approccio psicodinamico diviene quindi fondamentale per curare la persona e non solo il sintomo che esprime in quella fase della sua vita.
5) Concludendo Dottore, lei è stato allievo della Scuola di cui oggi è direttore, da ex allievo qual è "l'insegnamento" più importante che ha ricevuto e che oggi insegna agli Psicoterapeuti di domani?
Pratica, pratica, pratica!
Il punto di partenza della Scuola è la laurea in Psicologia o in Medicina; ciò che ho imparato frequentando questa Scuola anni fa è che la teoria universitaria è insufficiente per la pratica di una buona clinica.
Lo scopo di una Scuola di specializzazione è, a mio avviso, fornire strumenti pratici da utilizzare a seconda della reale esigenza del paziente.
Nella nostra Scuola è possibile sperimentare su di sé le tecniche che si applicheranno poi nel lavoro di psicoterapeuta. Abbiamo una grande opportunità che altre categorie purtroppo non possono sfruttare: i medici, per esempio, non possono oggettivamente assumere ogni farmaco che prescrivono o eseguire sul proprio corpo operazioni chirurgiche.
Gli Psicoterapeuti che si specializzano nella nostra Scuola, invece, si affacciano al mondo del lavoro con la consapevolezza che potranno offrire ai loro pazienti un'esperienza che è stata importante prima di tutto per la loro vita.
Intervista realizzata dalla
Redazione del Centro HT