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Reve-Eveille': Psicoterapia e Psicoanalisi
di Nicole Fabre


Nicole Fabre
Psicologa, Psicoanalista, Didatta e Fondatrice del GIREP di Parigi, allieva di R.Desoille
(libera traduzione di A.Passerini)

Per parlare dell'evoluzione che ci ha condotto dal Reve-Eveille' in psicoterapia alla psicoanalisi con il Reve-Eveille', desidero rievocare l'atmosfera nella quale abbiamo lavorato dopo la morte di Desoille.
Lavoravano attorno a lui un certo numero di psichiatri e psicologi che si ritrovavano nella pratica del Reve-Eveille' come cardine del loro percorso.
Gli incontri, settimanali, del gruppo vertevano su: discussione della pratica terapeutica, studio dei casi clinici, organizzazione di seminari, adattamento del Reve-Eveille' ai trattamenti infantili e adolescenziali.
Tre volte l'anno i Colloques riunivano i membri francesi e quelli dei paesi limitrofi.
Nello stesso periodo si e' cominciato ad organizzare le Giornate di Studio per un pubblico allargato e nel 1970 e' stata fondata la rivista Etudes Psychothérapiques.
La psicoterapia basata sul Reve-Eveille' s'inserisce nel campo psicanalitico?
Questo e' l'interrogativo che ci ha accompagnato nel corso dei primi dieci anni.
Lo esprimerei nel modo seguente.
Immaginatevi un paziente che, nel corso di una cura definita psicoterapeutica, si coinvolge nel proprio immaginario a seguito del nostro invito a lasciarvisi andare durante la seduta.
All'inizio gli proponevamo un inquadramento abbastanza direttivo, talvolta dandogli dei temi di partenza alla maniera di Desoille.
Egli si implica nel Reve-Eveille', lo vive, prova delle emozioni; racconta e si racconta.
Ed eccolo capace di dare un senso al materiale immaginativo, vissuto qui e ora e che, molto spesso, gli era sconosciuto.
Ne deriva a poco a poco un interrogativo: quando il Reve-Eveille' rivela o esplora un passato che sembrava dimenticato, quando le associazioni portano il paziente ad un cambiamento di visuale sulla storia intima dei suoi conflitti, quando appaiono dei vissuti arcaici dei quali finora non aveva nessuna consapevolezza, non e' forse il suo inconscio che prende la parola?
E quando riscontriamo che la realta' nella quale si e' addentrato ha tutte le caratteristiche della relazione di transfert caratterizzato da un amore o da un odio che riconosciamo essere la ripetizione di un passato ancora nell'ombra, non ci siamo forse gia' addentrati con lui nel campo psicanalitico?
Quando appare la resistenza, quando l'interpretazione e la ristrutturazione scandiscono la cura, non stiamo forse facendo il percorso che fa ogni cura psicanalitica?
Cosi' nacque una consapevolezza: siamo psicoterapeuti ma questa psicoterapia e' una psicoanalisi poiche' si svolge in uno spazio psichico che ha caratteristiche di tipo analitico.
L'originalita' di Desoille e' stata quella di attribuire all'immaginario attivato, una capacita' di cambiamento intra-psichico per il soggetto che lo vive.
Tre punti sono essenziali nel fondamento della sua pratica:
    1) la proposta da parte del terapeuta, al paziente, di creare uno spazio immaginario;
    2) quella di muovervisi;
    3) quella, implicita, di ricercare all'interno di questo movimento la strada della sublimazione per ottenere l'evoluzione e la risoluzione dei conflitti interni.
Per Desoille il movimento si fa essenzialmente attraverso la direzione spaziale ascendente o discendente, della quale Bachelard ha analizzato il valore simbolico e che molti hanno ritenuto essere la caratteristica peculiare del metodo desoilliano.
Oggi possiamo dire che la proposta di immaginare, nel corso di un'analisi, comporta la creazione di una scena immaginativa e di uno spazio immaginario all'interno del quale il paziente si sposta, prova emozioni, nella misura in cui si sviluppa uno scenario del quale egli e' il regista.
Tutto cio' e' verbalizzato (ad alta voce) in presenza dell'analista (proprio mentre lo sta immaginando) e a questi e' diretto anche quando il paziente non se ne rende conto.
Creazione, gioco nel senso winnicottiano, dinamica di illusione e disillusione sono al centro di questo processo.
Altri concetti come quello di spazio potenziale, di area transizionale, di capacita' di reverie materna da parte dell'analista, sono adeguati per definire il lavoro di elaborazione all'interno di un approccio teorico dell'immaginario cosi' stimolato.
Vi si riconoscono gli sviluppi della scuola analitica inglese.
Dal punto di vista metodologico si assiste ad una diminuzione della direttivita' rispetto a Desoille.
Tuttavia qualsiasi inquadramento presuppone una direttivita'.
La specificita' della proposta di lasciarsi andare all'immaginario nel corso della seduta, di creare uno spazio immaginativo e di spostarsi al suo interno, di comunicare il vissuto e le emozioni, evitando di interrompere il Reve con delle associazioni di idee o delle interpretazioni, e' tutto cio' che resta della direttivita' originaria.
In un secondo momento vengono incoraggiate, come aveva previsto Desoille, le associazioni suscitate dal Reve-Eveille'.
Ma la ricerca del senso e l'evidenziazione dell'emergente dal rimosso avvengono in funzione dei movimenti riconoscibili dell'inconscio, questa e' l'ipotesi su cui operano gli attuali terapeuti.
Il vissuto riattivato o messo in atto dalla dinamica indotta nella seduta di Reve-Eveille' facilita la regressione.
E' innegabile che la preponderanza del visto e del sentito favorisca una regressione al tempo in cui l'immagine precede la parola e facilita l'accesso ai vissuti arcaici ai quali si offre, al tempo stesso, la parola per esprimerli.
Inoltre, nella misura in cui l'inquadramento direttivo proposto da Desoille si e' notevolmente attenuato, la disarmonia dell'arcaico, le sue contraddizioni, la sua violenza e l'abbandono alla dimensione fusionale, s'intensificano, cio' che permette di raggiungere problematiche profonde non affrontate, che talvolta impediscono l'accesso alle formazioni edipiche.
L'originalita' del metodo sta nel mantenere, mentre procede lo sviluppo del verbale, la presenza del lavoro dell'immaginario.
Vedere, vivere, verbalizzare sono all'opera senza sosta.
Attuazione e trattamento del transfert sono parimenti segnalati nella pratica del Reve-Eveille'.
Erroneamente si e' creduto che Desoille non riconoscesse il transfert o addirittura ne negasse l'esistenza.
In realta' egli considero' il transfert sul terapeuta come oggetto di uno spostamento sui personaggi del Reve-Eveille'.
Imago proiettate sul terapeuta, nuovamente proiettate sui personaggi del Reve-Eveille', il tutto viene considerato e trattato all'interno dello stesso Reve-Eveille'.
Nella misura in cui la direttivita' viene abbandonata, quando la figura del terapeuta e' maggiormente investita da una certa dose di irrealta', la manifestazione del transfert e' piu' intensa.
L'immagine nel Reve-Eveille' non e' un semplice riflesso della realta' psichica ma piuttosto un crocevia nel quale essa si costruisce.
Carica di affetti, di ricordi, di emozioni, viene messa in movimento nell'incontro transferale e controtransferale.
La pressione evolutiva dell'immaginario del paziente, conferisce al transfert e al controtransfert una tonalita' particolare all'interno dell'incontro dei "due immaginari".
La funzione immaginativa chiama in causa, nel gioco controtransefrale, la capacita' di "reverie materna" che e' spesso all'origine delle proposte che vanno a strutturare lo spazio del Reve-Eveille'.
In contrapposizione alla celebre formula lacaniana che fa dell'analista un "soggetto che si suppone che sappia", si potrebbe parlare qui di un "soggetto che si suppone che sogni" ovvero "sognante".
L'orientamento attuale, dal 1970, comprende anche l'adattamento del Reve-Eveille' al trattamento infantile ed adolescenziale, con procedure originali che danno uno spazio privilegiato allo spostamento e all'espressione del vissuto immaginativo.
Si aggiungono feconde applicazioni del Reve-Eveille' nell'analisi degli stati-limite: la regressione e' favorita grazie alla modalita' immaginativa ma allo stesso tempo e' sotto controllo ed e' verbalizzata.
Ricerche specifiche riguardano anche i pazienti psicosomatici ai quali, grazie al vissuto del Reve-Eveille', viene restituito un rapporto con il corpo immaginato e con quello immaginario.
Ci siamo interrogati sulla nostra identita' di praticanti della psicoterapia con il Reve-Eveille' riconoscendo gradualmente che lo spazio nel quale si lavorava era uno spazio analitico.
E' stato un cammino prudente, l'immagine ed il pensiero di Freud erano presenti, incoraggianti ma esigenti: ci siamo domandati se era corretto definirci psicoanalisti.
Se ci possiamo riconoscere tali, non derivando direttamente dalle origini riconosciute da tutti.
L'albero psicanalitico era suscettibile di innesti?
Eravamo una talea?
Ma quali erano l'innesto e la nuova linfa vitale?

Oggi possiamo dire che l'interrogativo non si pone piu'.
Le nostre metafore bucoliche e terriere probabilmente ci hanno permesso di mettere radici nel campo di Freud senza dimenticare il germe iniziale che dobbiamo ai lavori di Desoille.