" ... Tutto il medioevo e cosi il mondo antico e in genere l'umanita' intera fin dalle sue origini, era partito
dalla convinzione che esistesse un'anima sostanziale.
Solo a meta' del secolo decimonono si venne costituendo una psicologia senz'anima.
Sotto l'influsso del materialismo "scientifico", e quindi accettato senz'altro, rimaneva solo cio' a cui si poteva riconoscere carattere
materiale o che poteva essere ricondotto a cause percebili con i nostri sensi...
La fede nella sostanzialita' di cio' che e' spirituale cedette lentamente alla nuova persuasione che veniva sempre piu' affermandosi: quella
della essenziale sostanzialita' di cio' che e' fisico; finche', dopo quasi quattro secoli, i pensatori e gli scienziati europei di punta
giunsero a concepire lo spirito come del tutto dipendente dalla materia e da cause materiali...
...nulla vieta alla speculazione intellettuale - continua Jung - di considerare la psiche come un fenomeno chimico complesso e percio'
in ultima analisi, come un gioco di elettroni, oppure di spiegare l'indeterminazione al livello atomico con l'ipotesi di una vita spirituale.
Ma intanto una sostituzione della metafisica dello spirito con una metafisica della materia produce come effetto che ogni trascendenza
si tramuta in immanenza: cause, fini e valori vengono ricercati e posti entro la stessa sfera del mondo empirico; nella sua ingenuita'
l'intelletto umano ha l'impressione che il mondo interiore invisibile si faccia mondo esterno visibile, e soltanto i cosiddetti fatti
conservano il loro valore"
(da C.G. Jung, La realta' dell'anima, Boringhieri, Torino, 1970).
Fortemente mortificato e penalizzato nelle possibilita' di evoluzione e crescita individuale, l'uomo, sia nella veste di paziente che in quella
di esperto di psicologia, puo' giocare a curare, a lenire la sofferenza e il dolore; e la sua formazione umana? La sua capacità di amare?
La sua paura?
Bastera' una terapia personale, per altro neanche richiesta da tutte le scuole, a far diventare piu' efficace un uomo nella relazione d'aiuto?
Basteranno "le tecniche di laboratorio della comunicazione" a trasmettere quel sostegno umano e quella solidarieta' che solo una disposizione
positiva verso l'altro, maturata nell'esperienza della vita, con l'aiuto di una visione complessiva del mondo può dare?
La filosofia, le arti, il teatro, il cinema, la poesia, la letteratura, possono essere eliminate dalla formazione umana di uno psicologo?
E a quale prezzo?
Abbiamo visto negli anni come la modalita' della conoscenza intesa come esperienza individuale ceda il posto ad altre psicologie che introducono
i metodi delle scienze della natura.
Questi metodi e questi insegnamenti, che hanno considerato evento progressivo l'allontanamento dalla filosofia, sono presenti in tutte le
accademie attuali, con l'aspettativa di essere considerati gli unici ad essere stati investiti dal razionalismo scientifico a spiegare la
realta' esistenziale, prigionieri di una nuova fede nella scienza, destinata a spiegare la realta' stessa del mondo fino a diventare sinonimo
di conoscenza.
La formazione di psicologi scientisti costituisce il fine non dichiarato, ma sottilmente trasmesso, nei corsi di laurea in psicologia:
ricerche irrilevanti, produzione di sapere alienato, disprezzo per la filosofia, difesa del ruolo nelle relazioni interpersonali, aristocrazia
interpretativa, sono i caratteri piu' evidenti ed osservabili.
Inefficaci e inadeguati a spiegare le relazioni umane oltre i laboratori di ricerca, hanno creato una psicologia senz'anima, incapace
di aiuto nelle circostanze evolutive del ciclo vitale e nelle grandi tragedie umane, nelle quali solo le manifestazioni affettive autentiche
possono sostenere, confortare, far sentire che nella sofferenza non si e' soli.
Nella condivisione del sentimento della solidarieta' con una presenza vera di chi avverte e non si confonde con lo stato emotivo dell'altro,
il dolore del distacco e della morte non si riducono a gelide espressioni verbali e fisiche di maniera oppure ad un generico incoraggiamento
ad usare una forza repressiva intesa come barriera al fluire dei sentimenti.
La stessa arida, asettica atmosfera dei laboratori di ricerca, delle sale e dei corridoi degli ospedali, prima di essere nella realta', e'
nel cuore di quelli che l'hanno ideata e realizzata.
Scrive Fromm ne "L'arte di amare":