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c.i.Ps.Ps.i.a.: Centro Italiano di Psicoterapia Psicoanalitica per l'Infanzia e l'Adolescenza - Bologna

c.i.Ps.Ps.i.a.
Centro Italiano di Psicoterapia Psicoanalitica per l'Infanzia e l'Adolescenza

DIREZIONE
Bologna: Via Savena Antico, 17 - tel 051.6240016 - fax 051.6240260
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Il ruolo del coordinatore pedagogico ad orientamento psicoanalitico
di Annalisa Vignoli


Il coordinatore pedagogico e' il professionista dell'Educazione che lavora sul benessere, e per il benessere sostiene nelle istituzioni educative (scuola e famiglia) e nell'ambiente sociale, quelle risorse e quelle potenzialita' di cui il bambino ha bisogno nel suo processo di crescita e di apprendimento.
Egli si pone come riferimento privilegiato per il Servizio Educativo in cui opera nel suo insieme, ne sostiene i progetti educativi-pedagogici che favoriscono un adeguato sviluppo psico-fisico dei bambini ed e' capace di mediare tra le esigenze della persona e gli aspetti organizzativi e istituzionali.
Infine, possiede le competenze per elaborare un modello educativo-pedagogico di servizio per l'infanzia e l'adolescenza che corrisponda e rispetti le esigenze specifiche delle fasi evolutive del bambino o del ragazzo.
Ma quale e' la peculiarita' del coordinatore pedagogico il cui riferimento teorico e' l'ambito psicoanalitico?
Secondo tale accezione accanto alle competenze tecniche (relative ai contenuti professionali e relazionali), il coordinatore pedagogico, deve possedere la mente emozionale, ovvero quella capacita' di leggere, contenere, consapevolizzare le emozioni proprie e le emozioni dei suoi interlocutori: bambini, genitori, operatori.
Quindi, e' capace di leggere e sostenere gli aspetti pedagogici, educativi, formativi, di interazione e cognitivi del percorso di crescita dei diversi interlocutori, grazie alle conoscenze relative alla Psicologia e alla Psicopatologia dell'eta' evolutiva ed alle competenze emozionali proprie sperimentate nel suo percorso formativo, nella relazione con gli utenti (infanzia, adolescenza, handicap, adulti in difficolta'), nella relazione con i genitori e con gli operatori.

Rispetto ai bambini/adolescenti
Cosa vuol dire relazionarsi con i bambini con una mente emozionale?
    a) avere la consapevolezza che esiste sempre e comunque una relazione reciproca tra l'adulto e il bambino che passa attraverso la fantasia, il pensiero, le emozioni, gli affetti, le sensazioni di entrambi, anche quando il rapporto non e' diretto o si osserva o si propone un'esperienza in cui si prevede magari che l'adulto (principalmente l'educatore) resti "a distanza" in posizione di osservatore;
    b) tenere presente che nella progettazione in funzione del bambino delle variabili di contesto (spazi, tempi, materiali, attivita', articolazione del gruppo dei pari) esistono non solo aspetti mentali ma anche emotivi/affettivi dell'adulto, anche quando sono negati, o non considerati.
    Il ricorso alla sola "mente razionale" dimostra una posizione difensiva rispetto alla sfera affettiva che viene tenuta fuori dalla esperienza;
    c) avere la consapevolezza e la gestione delle proprie emozioni: sia il coordinatore pedagogico, sia l'educatore che si occupa della strutturazione di quel servizio sono chiamati in un modo o nell'altro, innanzitutto, ad incontrare "il proprio bambino interno".
    Questo incontro influenzera' a sua volta il modo in cui si incontrera' il bambino "reale" utente del servizio o come si progettera' la sua esperienza.
    Gli adulti devono poter cogliere/sentire quello che si muove nel bambino e quello che si muove in loro nell'incontrarlo, includendo anche i sentimenti verso il bambino e i sentimenti del bambino che egli fa provare agli adulti.
    Da un lato riconoscere e gestire i propri sentimenti verso di lui (negarli o considerarli "neutri" e' falso e di conseguenza falso sarebbe il rapporto); dall'altro lato e' importante esser consapevoli che il bambino puo' fare sentire all'adulto i propri stati d'animo, come comunicazione e messaggio che riguarda se stesso e che trasmette.
    Crocetti afferma che la capacita' di base di chi opera con i bambini dovrebbe essere quella di coltivare ed educare in se' la capacita' di incontrare dentro di se' il bambino e la diversita' che egli porta (la trasgressione, il malessere, la diversa cultura).

Rispetto ai genitori
    a) come nell'incontro con il "bambino interno", nell'incontrare i genitori del bambino si rievocano contestualmente i propri genitori "interni".
    Pertanto anche l'incontro con i genitori e' carico di emozioni, di fantasie, alcune suscitate dal presente, ma altre emerse dal passato.
    Emozioni e fantasie che "rimbalzano" comunque nel rapporto con il bambino.
    b) il coordinatore pedagogico deve possedere oltre alla conoscenza relativa ai contenuti professionali, la competenza di gestire la "relazione" e "le emozioni" nell'incontro con i genitori (un colloquio, una riunione di gruppo) per poter consentire una differenziazione e non la confusione/sovrapposizione tra se' e il genitore, bensi' riconoscere il confine e i rischi di proiezioni di aspetti personali.
    c) tenendo presenti questi aspetti emotivi il coordinatore pedagogico nel servizio educativo puo' offrire ai genitori:
    - occasioni di riflessione/confronto e condivisione con altri genitori su aspetti della crescita e della relazione genitori/figli;
    - momenti di colloquio individuale per aiutarli a chiarirsi/capire i comportamenti del figlio e le proprie aspettative-emozioni-motivazioni rispetto al ruolo genitoriale, ai progetti educativi e di crescita del figlio, e le proprie attivazioni verso le altre istituzioni educative (scuola, gruppi sportivi, oratorio, ecc.), o le scelte relative ai percorsi scolastici successivi.
    I colloqui con i genitori si svolgono nell'ottica di:
    conoscere la storia/l'esperienza del bambino (colloqui di inserimento);
    restituire l'esperienza educativa del bambino nell'istituzione;
    sostenere il passaggio da una istituzione ad un'altra;
    segnalare una situazione di disagio che il bambino sta vivendo per indirizzare i genitori verso altri specialisti.

Rispetto a educatori/insegnanti
Il coordinatore pedagogico rispetto al gruppo educativo si trova a svolgere tre importanti funzioni:
    1. leggere/riconoscere/gestire le dinamiche emozionali del gruppo: quelle interferenze emotive che, secondo l'approccio di Bion, ostacolano lo svolgimento del compito: gli attacchi, la delega, i conflitti, la passivita'...
    2. guidare lo svolgimento del compito secondo un metodo di lavoro conosciuto e condiviso proprio per contenere le interferenze emotive
    3. aiutare il gruppo nella progettualita', sostenendolo sia a livello metodologico, ma soprattutto laddove la fatica emotiva e' un ostacolo al progetto del singolo bambino.
Concretamente il coordinatore pedagogico svolge una azione forte di sostegno:
  • ai temi educativi che riguardano il bambino in merito al suo sviluppo cognitivo-capacita' di apprendimento, di verbalizzazione linguistica e al suo sviluppo affettivo e sociale e alle sue potenzialita';
  • alla rilevazione del disagio del bambino per migliorare il contesto educativo e per segnalare il disagio stesso alla famiglia, nell'ottica di orientarla verso altri specialisti;
  • all'organizzazione del lavoro di gruppo;
  • all'elaborazione di progetti educativi;
  • alla relazione educatore/bambino anche fornendo strumenti di osservazione della quotidianita'.
Gli strumenti che deve conoscere per usarli direttamente o orientare all'uso corretto gli operatori sono:
    - l'osservazione del bambino nelle istituzioni;
    - la lettura dei segnali del disagio;
    - il gioco e il disegno nella loro funzione di espressione, comunicazione e nella loro evoluzione;
    - la conduzione del colloquio educativo e degli incontri di gruppo;
    - la conoscenza della psicodinamica dei gruppi al fine della gestione del gruppo di lavoro e della conduzione di gruppi di lavoro;
    - la progettazione educativa.

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